Atti di notai sanniti. Palazzo d'Aquino sede del generale, Rione S.Eustachio a Benevento Vetere, il vaiolo di Telese, viri, siri

Riferimento: 9788872974797

Editore: ABE
Autore: Cuttrera Sabato
In commercio dal: 17 Novembre 2022
Pagine: 124 p., Libro in brossura
EAN: 9788872974797
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Descrizione

Il 26 novembre 1444, sotto il pontificato di Papa Eugenio, tre civili di Civitate Beneventana, i signori domini Del Pesce, Rapinella e de Vipera, vengono citati nel primo atto notarile cartaceo dell'attuario pubblico, il chierico Nicola Russo, oggi conserato, restaurato e custodito presso l'Archivio di Stato di Benevento e inserito fra i notai anonimi vari: Nicola Russi clerici et civis beneventanj publici aptica ante notarij et testibus infrascriptores presentia Domino Goffredo de Piscibus, Thoma Rapinella et Nicolaj de Vipera civium et habitatorum beneventanorum ad infrascripta moratorjum ad hibitorum personaliter et rogatorum. Siamo sicuramente nella Benevento attuale, in quanto l'atto è sottoscritto apud Civitatem Beneventana, precisamente in S.Sofia, in quello che viene definito venerabilis monasterio Sancte Sofie et proprie in Camera Reverendi inxpo Abatis dicti monasterii. Ma i tre beneventani citati in precedenza da Russo erano solo i testimoni che vi si sono recati al seguito del nobile cittadino Roberto d'Aquino fu Giacomo, perché constituitus personaliter Robertus de Aquino nobilis huius Civitatis filius condam Domini Jacobi agens et intervenienti ad infrascripta. Roberto è il fratello del 'ministro' del regno di Napoli Francesco d'Aquino, o meglio del Magno Siniscalco del Regno di Alfonso Re di Napoli, che è anche Conte di Loreto e che restò in carica quattro anni, dal 1438 al 1442. Roberto e Francesco si ritrovavano ambedue eredi del Palazzo, quello appartenuto al padre Giacomo e alla madre Orsolina de Gioia, nel quartiere della Parrocchia di S.Eustachio, ubicato poco distante, nell'ex Civitate Beneventana, cioè nel borgo antico distrutto dal terremoto del 1348, quando nacque poi la nuova urbe arcidiocesana che integrò le diocesi molisane e pugliesi.1 Nello stesso atto notarile del clerico Russo, Roberto d'Aquino parla anche a nome del consanguineo Francesco, conte di Laureto e Satriano, in quanto dichiara possedere con domino Francisco de Aquino suo fratre Comite Laureti et Satriani at magno siniscalco serenissimi Alfonso domini regis Aragonie et Neapolis nonnulla bona stabilia et feudalia iusdem perventam ej hereditate condam Jacopi et Orsoline de Jola paternum et spetialiter domum paterne habitationis dictj condam Jacobi sitam et positam in hac Civitate in parrochia sancty eustachij justa suos. Il discorso cade sui soldi perché si rende necessaria parecchia pecunia, che Roberto non ha, in quanto necessitano 4000 ducati de monetis argentis per il restauro del Palazzo, già diviso dagli eredi in quanto l'appartamento di Roberto situato in detta domus è separato dall'altro che appartiene al ramo d'Aquino e pare abitato, o solamente difeso, da un certo Mascambroni canonico della Chiesa Madre beneventana, per intermediam personam Dominj Meulj de Mascambronibus canonici majoris ecclesie beneventane, in quanto anch'egli civium et habitatorum beneventanorum ad infrascripta moratorj. Parte così questo nuovo viaggio nel Sannio sconosciuto fra il 1450 e il 1800, con tante notizie inedite trascritte fedelmente dagli archivi di stato.