Hegel e l'«Antigone». Il tramonto del mondo greco nella «Fenomenologia dello spirito»

Riferimento: 9788838253584

Editore: Studium
Autore: Zuanazzi Giovanni
Collana: La cultura
In commercio dal: 29 Marzo 2024
Pagine: 288 p., Libro in brossura
EAN: 9788838253584
28,00 €
Quantità
Non disponibile

Descrizione

L'Antigone di Sofocle è, come noto, la tragedia preferita da Hegel. «Di tutti i capolavori del mondo antico e moderno [...] l'Antigone mi sembra da questo punto di vista l'opera d'arte più eminente e soddisfacente». Questo giudizio, espresso nelle Lezioni di estetica, è confermato dal biografo Karl Rosenkranz, il quale riferisce che il filosofo fin da giovane leggeva assiduamente e traduceva l'Antigone, «che rappresentava per lui più compiutamente di ogni altra cosa la bellezza e la profondità dello spirito greco», e poi aggiunge: «L'entusiasmo per la sublimità e la grazia del pathos etico di questa tragedia rimase immutabile per tutta la sua vita». Sebbene nella vasta produzione hegeliana, e soprattutto nei Lineamenti di filosofia del diritto e nelle lezioni berlinesi, non manchino i riferimenti all'Antigone, è nella Fenomenologia dello spirito, e in particolare nelle due sottosezioni iniziali della prima parte del capitolo sullo spirito dedicate al «mondo etico» e all'«azione etica», che si trovano le pagine più originali e filosoficamente più impegnative. L'analisi illustra qui i momenti decisivi della tensione fondamentale, nel cuore stesso del mondo greco, tra la legge umana (che corrisponde al principio maschile della città e delle divinità olimpiche) e la legge divina (che rinvia al principio femminile della famiglia e delle divinità ctonie). Questa tensione porterà il mondo greco al suo inesorabile declino. L'Antigone non è vista da Hegel come un'opera letteraria ma come un documento etico-storico che gli serve per caratterizzare ciò che egli considera il destino del popolo greco, ossia la necessità del suo trapassare in un'altra forma dello spirito. Quello che l'autore della Fenomenologia ci propone non è dunque un semplice commento alla tragedia: è una vera e propria assimilazione creativa, una sorta di interiorizzazione filosofica che non ha eguali nella storia del pensiero. Nell'interpretare l'Antigone, Hegel mette in scena la sua filosofia ma insieme riesce a valorizzare alcuni dei nuclei più incandescenti del dramma sofocleo. Introduzione di Massimo Borghesi.